Che il lavoro vada a gonfie vele, che i nostri cari non si ammalino, che il nostro amore venga ricambiato, che la povertà non bussi alla nostra porta, che non succeda niente di doloroso: è questo ciò che la maggior parte di noi si augura. È l’ideale di come vorremmo fosse la nostra vita.
Chiunque di noi ha fatto esperienza di una perdita: il lavoro, una persona cara, l’amore, la salute, un fallimento. Accade. E spesso non ci possiamo fare niente. Non ci resta che accettarlo. Ma a queste occorrenze oggi se ne aggiunge un’altra: il dramma di una condizione sospesa tra gli ideali prefigurati e la fatica di accettare il presente imprigionato nella tragedia dell’emergenza sanitaria.
Il dolore è parte integrante della condizione umana e il modo in cui vi reagiamo può renderlo più sopportabile o trasformarlo in una sofferenza, una sofferenza che in alcuni casi invece di aprire a una interrogazione su sé stessi finisce solo per ostacolare una visione più ampia e porosa non solo del presente, ma anche del futuro.
La tendenza naturale a esigere che il mondo vada così come vorremmo e l’incapacità di rappresentarci scenari alternativi a quello che viviamo, genera l’idea di non farcela. Oggi, tuttavia, siamo obbligati a sopportare, chiamati a rinunciare, sacrificare parte dei nostri desideri, sospesi tra l’ideale di ciò che vorremmo essere e ciò che siamo nella contingenza che la pandemia ci impone.
Il futuro è divenuto incomprensibile, imprevedibile, indifferenziato, privo di senso e irrappresentabile e questa mancanza di orizzonte può portare a chiudersi, a lasciarsi andare, a evitare l’altro, a agitarsi, aggredire, abbuffarsi, stordirsi. E stagnare nella sofferenza purtroppo diventa una soluzione di ripiego per andare avanti ma allo stesso tempo diventa una gabbia invisibile, nella quale rintanarsi per non affrontare le fatiche del cambiamento.
Qui di seguito la mia offerta, con la speranza che possa aprire a una domanda di ascolto.
Obiettivi
Alleggerire il disagio e la sofferenza dovuti all’emergenza sanitaria e non solo. In particolare: favorire una migliore gestione dello stress, migliorare il proprio benessere psicologico, migliorando la qualità di vita a casa e al lavoro.
Il supporto psicologico per i dipendenti o collaboratori di aziende e organizzazioni, è un aiuto utile nei passaggi caratterizzati da forti cambiamenti, quando cioè uno schema consolidato di vita si rompe. Il compito di uno terapeuta non è tanto quello di “guidare” il paziente ma quello di sostenerlo nell’essere lui stesso a scegliere e a farlo da persona libera. Nello specifico, propongo un intervento che possa supportare i soggetti coinvolti in crisi temporanee, per favorire una crescita personale, per un orientamento volto a promuovere una maggiore e migliore consapevolezza di sé, degli altri, del proprio contesto familiare, sentimentale, sociale e lavorativo.
L’intervento si propone di sostenere la persona nel momento di disagio fino alla sua attenuazione o scomparsa.
Esso può essere pensato come uno spazio dove confidarsi e confrontarsi sui cambiamenti. Un individuo, una coppia, un genitore, una famiglia intera può richiederlo anche per comprendere e delimitare con chiarezza il proprio problema, i propri bisogni e forse anche i propri desideri. Analizzare con attenzione i dettagli di una domanda iniziale può agevolare una visione più equilibrata sia dei punti di fragilità sia quelli di forza, e ciò può consentire di definire la cadenza degli incontri successivi, chi coinvolgere (l’individuo, la coppia, la famiglia) in base agli obiettivi da raggiungere, i bisogni e i desideri.
Il supporto psicologico tratta i processi psichici, del comportamento e delle relazioni umane con lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità della vita. In particolare, esso può aiutare il soggetto:
- ad acquisire maggiore consapevolezza dell’insorgere degli stati d’animo (emozioni, affetti, sentimenti) negativi,
- a riconoscere i pensieri (negativi, disfunzionali, irrealistici) che li precedono o li accompagnano,
- all’individuazione dei pensieri irrazionali e rigidi, alla loro trasformazione in una visione più equilibrata e flessibile.
- favorire l’accettazione di sé stessi e degli altri, l’aumento della tolleranza della frustrazione, maggiore consapevolezza dei propri vissuti e del proprio modo di pensare.
Uno spazio di ascolto psicologico aziendale a distanza o in presenza si svolge in modo gratuito (per il dipendente/collaboratore), anonimo e confidenziale.
Il servizio sarà attivo dal lunedì al sabato, per un totale di ore mensili concordato con l’azienda, orientativamente con una distribuzione di 4/5 ore settimanali.
Si fornirà un supporto psicologico finalizzato non solo alla gestione dello stress, al miglioramento del benessere al lavoro e nella vita privata ma lo spazio di ascolto consentirà anche di potersi interrogare e conoscersi più a fondo.
In qualsiasi momento, il dipendente può contattarmi e fissare un appuntamento. Si garantisce una disponibilità tempestiva per eventuali situazioni di emergenza. Il servizio è offerto nel completo rispetto della privacy e dell’anonimato della persona che chiama ed è coperto dal segreto professionale.
L’attivazione dello spazio di ascolto avviene su base volontaria mediante contatto diretto tra il lavoratore e lo psicologo. Tuttavia, nel caso di situazioni particolarmente difficili, potrà essere lo stesso psicologo a ricordare al lavoratore la possibilità di avvalersi dell’ascolto. La scelta di intervenire proattivamente ricordando del servizio offerto può essere particolarmente consigliata anche per far “sentire” al lavoratore l’attenzione dell’azienda in un momento critico e per valorizzare l’esistenza di un servizio di cui si tende a non avvalersi, o anche per fare breccia nella resistenza che spesso sussiste nel chiedere un aiuto psicologico. Allo stesso tempo, tuttavia, è di fondamentale importanza che ai dipendenti sia chiaro che lo spazio di ascolto non è tenuto da uno “psicologo aziendale”, cosa che vanificherebbe il rapporto di fiducia necessario all’intervento di ascolto. Ciò significa, innanzitutto per lo psicologo stesso, avere chiarezza sulla finalità e i limiti del proprio intervento, che in nessun caso può prestarsi a operazioni di mediazione per esigenze del datore di lavoro o del lavoratore e, per quanto riguarda l’ascolto rivolto allo stress lavoro-correlato, l’intervento rivolto alla persona è completamente disgiunto dalla risoluzione delle eventuali cause di stress alle quali va posto rimedio a livello organizzativo da parte del datore di lavoro.
È importante sottolineare che l’approccio sarà comunque clinico, tratto che accomuna l’attività di ascolto e quella di sostegno psicologico. Sia un evento (traumatico) o una congiuntura soggettiva (la condizione di disagio), nel corso del colloquio sarà effettuata una esplorazione anamnestica ampia, affinché possa emergere un inquadramento puntuale, a partire anche dalla eventuale situazione sintomatica riferita e per meglio progettare il percorso psicologico stesso.