Popper e le critiche al determinismo

Fonte: K. R. Popper, Società aperta, universo aperto, Borla, Roma, 1984, pagg. 133-137

Kreuzer: Signor Professore, occupandoci dei fondamentali problemi della realtà e del linguaggio, e cioè dei rapporti del mondo 1 col mondo 3, non dovremmo dimenticare i rapporti del mondo 3 col mondo 1: l’apertura del mondo spirituale si radica, secondo Lei, nella apertura del mondo materiale, del mondo fisico. E qui ci imbattiamo soprattutto con i problemi che furono sollevati da Heisenberg. Problemi della fisica quantistica, della indeterminazione che troviamo nel piú interno dell’atomo, e nella quale si può supporre esistere anche le radici della apertura, della libertà, della indeterminatezza dell’intero universo.

Popper: Sí, è cosí. Ma la situazione è la seguente: io sono un avversario del determinismo, ma non a motivo delle relazioni di Heisenberg.

Kreuzer: Su questo argomento dobbiamo essere piú chiari. Il determinismo consiste nella concezione secondo la quale il mondo è predeterminato, prestrutturato e in sé chiuso.

Popper: Il determinismo è, sostanzialmente, la teoria per la quale tutto ciò che accade nel mondo, si svolge come in un ideale meccanismo ad orologeria. Contrariamente a ciò, io credo che gli sviluppi degli eventi nel mondo non siano predeterminati. I miei argomenti principali sono, in sostanza, le invenzioni umane. Mi pare abbastanza chiaro che nella nebulosa primitiva – bilioni di anni fa – un auto o un aereo o cose del genere non erano già predeterminate o precostituite, ma che esse sono venute nel mondo 1 fisico solo ad opera dello spirito umano.

Kreuzer: Lei in passato si è espresso su questo argomento con una immagine molto pregnante: si tratta di vedere se tutte le nuvole sono orologi o se tutti gli orologi sono nuvole. L’opposto dell’orologio in tal senso è dunque la nuvola.

Popper: Proprio cosí. L’opposto dell’orologio è la nuvola, che noi, palesemente, non possiamo predeterminare come l’orologio. Naturalmente questa è solo un’immagine. La prima teoria dice: se noi conoscessimo meglio le nuvole, cosí come conosciamo gli orologi, allora le potremmo determinare completamente. L’altra teoria dice: se noi spingessimo le nostre ricerche sugli orologi sempre piú a fondo, allora scopriremmo che essi sono propriamente nuvole di elettroni o nuvole di particelle elementari, che non sono completamente predeterminate e nelle quali accadono infinite cose che non sono prevedibili; che, dunque, solo la grandezza fisica dell’orologio ci aiuta a considerare un orologio come predeterminabile in una certa misura.

Kreuzer: Dunque: tutti gli orologi sono nuvole.

Popper: Sí. Io, al pari di Heisenberg e di altri fisici quantistici, sono dell’idea che tutti gli orologi sono nuvole.

Kreuzer: E questo è l’indeterminismo.

Popper: Questo è l’indeterminismo. Che, dunque, accadono cose che non sono completamente predeterminabili, e che queste cose ci lasciano in qualche modo lo spazio per intervenire nel mondo. Se il mondo fosse completamente predeterminato, allora non sarebbe possibile l’apertura nei confronti dello spirito umano. Io assumo, pertanto, che il mondo 1, il mondo della fisica, è aperto nei confronti del mondo 2, influenzabile dal mondo 2, e che a sua volta, il mondo 2 sia di nuovo aperto nei confronti del mondo 3, il quale naturalmente, a sua volta, è aperto nei confronti del mondo 2 e, attraverso questo, anche nei confronti del mondo 1. E le cose non finiscono qui. Debbo spiegare in qual maniera una siffatta presa di posizione diverga da quella dei fisici quantistici, specialmente di Heisenberg e di Bohr. Penso di essere d’accordo con loro quando affermo che tutti gli orologi sono nuvole, e quando sostengo che il mondo 1, quello fisico, può venir influenzato ad opera della nostra volontà in connessione con il nostro sapere congetturale cosí come accade nella pianificazione della costruzione di uno strumento di misura o in una misurazione. Ma nego che il mondo 1 possa venir influenzato ad opera della semplice presa di conoscenza di un risultato di una misurazione (come pretendono i seguaci di Heisenberg). E nego che la meccanica quantistica possa dire anche la pur minima cosa sulla conoscenza umana soggettiva, e cioè sul mondo 2. Quel che io (contrariamente ad Heisenberg) affermo è che: essa parla unicamente del mondo 1. E penso che il cosmo, nella sua totalità, sia influenzabile dalla nostra attività meno di quanto lo è il nostro corpo ad opera del solletico di una piuma. Anche se per mezzo del nostro grande sapere congetturale e della nostra ancor piú grande ignoranza – ci riuscisse un giorno di trasformare il nostro sole in una supernova, ebbene anche in questo caso ci sarebbe un cosmo largamente indipendente da noi. Il sottolineare questo punto è una parte importante di ciò che io chiamo realismo. L’indipendenza del cosmo da noi in Heisenberg viene perduta.

Kreuzer: Questo punto – e io lo vedo come il punto piú importante della Sua Autobiografia – costituí una parte essenziale del grande colloquio che Lei ebbe con Albert Einstein.

Popper: Sí. A mio avviso Einstein, almeno fino a questo colloquio, confondeva in certa misura il suo realismo e il suo determinismo e non li teneva abbastanza chiaramente separati. Quando incontrai Einstein, io cercai di convincerlo che il suo realismo e il relativo rifiuto della interpretazione di Copenhagen della teoria quantistica…

Kreuzer: Il realismo, che lo univa a lei.

Popper: Sí, che il suo realismo era giusto, ma che il suo determinismo è però un’altra cosa. In primo luogo, questo non e cosí importante come il realismo e in secondo luogo è possibilmente falso. E io penso che è falso, e cercai di addurre, parlando ad Einstein, le prove di questa falsità; ma, soprattutto anche del fatto che il determinismo non è poi tanto importante. La mia convinzione che il determinismo è falso, è in parte naturalmente legata con la mia persuasione che l’uomo può agire creativamente, che può immettere nel mondo qualcosa che prima non c’era: e tutto ciò, a mio avviso, non è compatibile col determinismo. Questa era la ragione principale.