La coscienza infelice – Hegel

Fonte: Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano, 1971, vol. XVIII, pagg. 517-518

Questa coscienza infelice in sé scissa è cosí costituita che, essendo tale contraddizione della sua essenza una coscienza, la sua prima coscienza deve sempre avere insieme anche l’altra; e in tal modo, mentre essa ritiene di aver conseguita la vittoria e la quiete, deve immediatamente venir cacciata da ciascuna delle due coscienze. Ma il suo vero ritorno in se stessa, o la sua conciliazione con sé, rappresenta il concetto dello spirito che, ormai vitale, è entrato nella sfera dell’esistenza: e ciò perché essa come coscienza indivisa è nel medesimo tempo coscienza duplicata; essa è l’intuirsi di un’autocoscienza in un’altra; essa stessa è l’una e l’altra autocoscienza, e l’unità di entrambe le è anche la sua essenza; ma essa per sé non è ancora questa essenza medesima, non è ancora l’unità di entrambe le autocoscienze.

La coscienza trasmutabile. Essendo essa da prima solo l’unità immediata di entrambe le coscienze, ma non essendo entrambe queste coscienze per lei lo stesso; per lei anzi essendo, quelle due coscienze opposte; l’una, quella semplice e intrasmutabile, le è l’essenza; mentre l’altra, quella che si trasmuta per molte guise, le è l’Inessenziale. Entrambe son per essa essenze reciprocamente estranee; essa stessa, essendo la coscienza di questa contraddizione, si pone dal lato della coscienza trasmutabile ed è a se stessa l’Inessenziale.

Ma come coscienza della permanenza, o dell’essenza semplice, deve procedere a liberarsi dall’Inessenziale, vale a dire a liberare sé da se stessa. Infatti, sebbene per sé sia soltanto coscienza trasmutabile, e sebbene la coscienza intrasmutabile le sia un estraneo, tuttavia essa stessa è coscienza semplice e quindi intrasmutabile; coscienza di cui essa è consapevole come di sua essenza; ma in tal guisa ch’essa, per sé, ancora una volta non è questa essenza. Perciò la posizione ch’essa dà a quelle due non può costituire una loro reciproca indifferenza, ossia una indifferenza di se stessa di fronte all’Intrasmutabile. Anzi essa stessa è immediatamente quelle due coscienze; e per lei è il rapporto di entrambe come rapporto dell’essenza alla non-essenza, cosí che la non-essenza debba venir tolta. Ma mentre le due coscienze le sono nello stesso tempo essenziali e contraddittorie, essa è soltanto il movimento contraddittorio, nel quale il contrario non giunge alla calma nel proprio contrario, anzi si riproduce in quello nuovamente come contrario.