Facoltà dei princípi

Tratto da Aristotele, Opere, vol. I, Laterza, Bari, 1973, pagg. 372-373 – Analitici secondi, 100a 15-100b 16

[100a] […] Questo è stato già detto da noi or ora, ma non in modo chiaro, e val la pena di ripeterlo ancora. In realtà, quando un solo oggetto, cui non possono applicarsi differenze, si arresta in noi, allora per la prima volta si presenta nell’anima l’universale (poiché si percepisce bensí l’oggetto singolo, ma la sensazione si rivolge all’universale, per esempio, all’uomo, non già all’uomo Callia); [100b] poi rispetto a questi oggetti si verifica in noi un ulteriore acquietarsi, sino a che nell’anima si arrestano gli oggetti che non hanno parti e gli universali. Ad esempio, partendo da un certo animale, si procede sino all’animale, e poi rispetto a quest’ultimo avviene lo stesso. È dunque evidentemente necessario che noi giungiamo a far conoscere gli elementi primi con l’induzione. In effetti, già la sensazione produce a questo modo l’universale. Ora, tra i possessi che riguardano il pensiero e con i quali cogliamo la verità, alcuni risultano sempre veraci, altri invece possono accogliere l’errore; tra questi ultimi sono, ad esempio, l’opinione e il ragionamento, mentre i possessi sempre veraci sono la scienza e l’intuizione, e non sussiste alcun altro genere di conoscenza superiore alla scienza, all’infuori dell’intuizione. Ciò posto, e dato che i princípi risultano piú evidenti delle dimostrazioni, e che, d’altro canto, ogni scienza si presenta congiunta alla ragione discorsiva, in tal caso i princípi non saranno oggetto di scienza; e poiché non può sussistere nulla di piú verace della scienza, se non l’intuizione, sarà invece l’intuizione ad avere come oggetto i princípi. Tutto ciò risulta provato, tanto se si considerano gli argomenti che precedono, quanto dal fatto che il principio della dimostrazione non è una dimostrazione: di conseguenza, neppure il principio della scienza risulterà una scienza. E allora, se oltre alla scienza non possediamo alcun altro genere di conoscenza verace, l’intuizione dovrà essere il principio della scienza. Cosí, da un lato l’intuizione risulterà il principio del principio, e d’altro lato la scienza nel suo complesso sarà in questo stesso rapporto rispetto alla totalità degli oggetti.

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Tratto da Aristotele, Analitici secondi, II, 19, 100 b

Poiché degli abiti razionali coi quali cogliamo la verità alcuni sono sempre veri, mentre altri ammettono il falso, come l’opinione e il calcolo, mentre la conoscenza scientifica e l’intuizione sono sempre veri, e poiché nessun altro genere di conoscenza è più esatto di quella scientifica fuorché l’intuizione, e d’altra parte i principi sono più noti delle dimostrazioni, e poiché ogni conoscenza scientifica si costituisce argomentativamente, non vi può essere conoscenza scientifica dei princìpi, e poiché non vi può essere nulla di più vero della conoscenza scientifica fuorchè l’intuizione, l’intuizione deve avere per oggetto i princìpi. Ciò risulta nell’indagine non solo a chi fa queste considerazioni, ma anche dal fatto che principio della dimostrazione non è una dimostrazione; di conseguenza principio della conoscenza scientifica non è la conoscenza scientifica. Allora, se non abbiamo alcun altro genere di conoscenza vera oltre alla scienza, l’intuizione sarà principio della scienza. L’intuizione allora può essere considerata principio del principio, mentre la scienza nel suo complesso sta nello stesso rapporto con la totalità delle cose che ha per oggetto.