Il principio di non contraddizione

Fonte: Aristotele, Metafisica, Rusconi, Milano, 19942, pagg. 499-501- Metafisica, 1061b 34-1062a 23

1. [1061b] Esiste negli esseri un principio rispetto al quale non è possibile che ci si inganni, ma rispetto al quale, al contrario, è necessario che si sia sempre nel vero: è questo il principio che afferma che non è possibile che la medesima cosa in un unico e medesimo tempo sia e non sia, e che lo stesso vale anche per gli altri attributi che sono fra loro opposti in questo modo.

2. [1062a] Dei princípi di questo tipo non c’è una dimostrazione vera e propria, ma c’è solamente una dimostrazione ad hominem. Infatti, non è possibile dedurre questo principio da un ulteriore principio piú certo; questo sarebbe necessario, se ci fosse dimostrazione vera e propria. Ora, contro chi afferma proposizioni contraddittorie, colui che intende mostrare che ciò è falso, deve assumere come punto di partenza una affermazione che sia identica al principio per cui non è possibile che la medesima cosa sia e non sia in un solo e medesimo tempo, ma che però non sembri essere identica. Infatti, è questa l’unica dimostrazione che si può addurre contro chi afferma la possibilità che siano vere affermazioni contraddittorie riferite al medesimo soggetto.

3. Orbene, coloro che intendono discutere insieme devono pure intendersi su qualche punto; infatti, se ciò non avvenisse, come potrebbe esserci fra loro un discorso comune? Dunque, bisogna che ciascuno dei termini che essi usano sia loro comprensibile e bisogna che significhi qualcosa e non molte cose ma una sola cosa; e se il termine significa molte cose, bisogna chiarire bene a quali di queste cose ci si riferisca. Ora, chi dice: “questo è e non è”, nega esattamente ciò che afferma, e di conseguenza nega che la parola significhi ciò che significa. Ma questo è impossibile. Sicché se l’espressione: “questa data cosa è” significa qualcosa, è impossibile che sia vera l’affermazione contraddittoria.

4. Inoltre, se una parola significa qualcosa e se ciò che significa è vero, ciò deve essere di necessità; ma ciò che è di necessità non è possibile che talora non sia. Dunque, non è possibile che le asserzioni contraddittorie, cioè le affermazioni e le negazioni, possano essere vere, insieme, di un medesimo soggetto.

5. Inoltre, se l’affermazione non è per nulla piú vera della negazione, chi dice di qualcosa “è un uomo” non sarà per nulla maggiormente nel vero rispetto a chi dice “è non-uomo”. Ma può sembrare che chi dice “l’uomo è non-cavallo” sia piú nel vero, o, comunque, non sia meno nel vero, rispetto a chi dice “l’uomo è non-uomo”. Conseguentemente, sarà nel vero anche colui che dice “l’uomo è un cavallo”, dato che si era affermato che i contraddittori sono entrambi ugualemente veri. Risulta, allora, che la medesima cosa è uomo e cavallo e qualsiasi altro animale.

6. Dunque, di questi principi non c’è alcuna dimostrazione vera e propria; c’è, invece, una dimostrazione che confuta colui che sostiene queste teorie. Ed è probabile che, se si fosse interrogato in questo modo lo stesso Eraclito. egli sarebbe stato costretto ad ammettere che non è mai possibile che le proposizioni contraddittorie siano vere insieme, rispetto alle medesime cose. Egli abbracciò questa dottrina senza darsi ragione di ciò che diceva. E, in generale, se fosse vero ciò che egli dice, allora non potrebbe piú essere vera neppure questa sua stessa affermazione, cioè che la medesima cosa in un solo e medesimo tempo può essere e non essere. Infatti, cosí come l’affermazione e la negazione, se sono separate fra loro, non sono una piú vera dell’altra, lo stesso vale anche se sono prese insieme e se sono considerate come costituenti una affermazione unica: questo insieme preso come affermazione non sarà per nulla piú vero che la negazione dello stesso insieme.

7. Infine, se non è possibile affermare nulla di vero, allora sarà falsa anche questa affermazione: sarà cioè falso il dire che non esiste alcuna affermazione vera. Se, invece, esiste una affermazione vera, allora si potrà confutare la dottrina di coloro che sollevano obiezioni di questo genere e che distruggono interamente la possibilità del ragionamento.

[…]

8. In generale, poi, è assurdo voler giudicare della verità partendo dal fatto che le cose di quaggiú sono soggette a mutamento e non permangono mai nelle medesime condizioni: infatti, bisogna perseguire il vero partendo da quegli esseri che si trovano sempre nelle stesse condizioni e che non sono passibili di alcun mutamento, quali sono, ad esempio, i corpi celesti. Questi, infatti, non appaiono talora con determinati caratteri e talaltra con caratteri diversi, ma sono sempre identici e non sono suscettibili di alcun mutamento.

9. Inoltre, se esiste movimento, esiste anche qualcosa che è mosso. Ora, ogni cosa che si muove parte da qualcosa e tende verso qualcosa: bisogna, dunque, che ciò che è mosso, prima, si trovi in ciò a partire dal quale sarà mosso, e, successivamente, non si trovi piú in esso e si muova verso altro e venga a trovarsi in questo. Dunque, le affermazioni contraddittorie intorno alle cose in movimento non potranno essere vere ad un tempo, come vorrebbero quei pensatori.

[…]

10. Dunque, risulta evidente da tutte queste cose che è impossibile che le affermazioni contraddittorie riguardo al medesimo oggetto e nel medesimo tempo siano vere; e neppure possono essere veri i contrari, perché in ogni contrarietà un termine è privazione dell’altro, il che risulta chiaro se si riportano al loro principio le nozioni dei contrari.

11. E similmente non è neppure possibile predicare alcuno dei termini intermedi (insieme ad uno dei contrari) di un solo e medesimo oggetto. Infatti, se l’oggetto è bianco, saremo nel falso affermando che esso non è né bianco né nero: in tal caso, lo stesso oggetto risulterebbe essere ad un tempo bianco e non-bianco, perché verrebbe ad essere vero di esso anche uno dei termini che forma l’espressione composta che indica il medio, (né bianco, né nero), il qualte termine è, appunto, il contraddittorio del bianco.

12. Dunque, non possono essere nel vero né coloro che condividono l’opinione di Eraclito, né coloro che condividono l’opinione di Anassagora, altrimenti si verrebbero ad affermare i contrari del medesimo soggetto. Infatti, quando Anassagora dice che tutto è in tutto, dice che nulla è dolce piú che non amaro, o che qualsivogli degli altri contrari, se è vero che tutto è in tutto non solo in potenza, ma in atto ed in modo distinto. Nello stesso modo, non è neppure possibile che le affermazioni siano tutte false o tutte vere: e non è possibile, oltre che a causa di numerose altre difficoltà che ne conseguono, anche perchè, se tutte le affermazioni sono false, neppure chi afferma questo potrà dire il vero, e se invece tutte le affermazioni sono vere, chi dice che tutte le affermazioni sono false non dirà il falso!