Appunti su Einstein: paradossi

1. Riprendiamo il post di ieri evidenziando un paradosso. Oltre ai due orologi sincronizzati, ipotizziamo di avere due individui, due osservatori, in qualche modo sincronizzati per il fatto di essere nati dalla stessa madre, lo stesso giorno, più o meno nello stesso momento. Adesso ipotizziamo che uno dei due gemelli faccia un viaggio nell’universo con una astronave a velocità elevatissima, vicino a quelle della luce. Supponiamo che viaggi per 10 anni. Il suo orologio (fenomeno fisico periodico), il suo battito cardiaco, il suo tempo biologico, il suo tempo rispetto al fratello gemello che è restato a terra, è più lento. I suoi tempi si sono dilatati. Il gemello quanto torna sarà più giovane dell’altro.

2. Esistono alcune particelle che svaniscono dopo poco tempo. Tali particelle sono create sul sole e arrivano fino a noi. Vivono per qualche secondo soltanto pur tuttavia riuscendo a percorrere una distanza che la luce (la cosa che va più veloce in tutto l’universo) percorrerebbe in otto minuti. Come è possibile ciò? È un paradosso. Queste particelle sono create dai fenomeni nucleari che accadono all’interno del sole, particelle che se fossero create qui sulla terra, avrebbero una vita media molto breve, ovvero vivrebbero per pochi secondi, dopo poco dalla loro formazione  scomparirebbero. Si annichilirebbe. Morirebbe dal punto di vista della fisica atomica, ma nonostante ciò queste particelle, che vengono create sul sole, arrivano fino a noi. Ma come è possibile che, pur vivendo solo qualche secondo riescano a percorrere una distanza tale che, la cosa più veloce di tutte, riesce a percorrere in 8 minuti? La particella in realtà vive pochi secondi, ma a noi sembra che sia vissuto tanto perché misuriamo il tempo con il nostro orologio. Se l’avessimo misurato con quello del sole, ci sarebbe stato una dilatazione dei tempi. Ciò che sul sole è una durata breve, appare per noi come più lunga.