Schizofrenia

Le manifestazioni essenziali della Schizofrenia sono la presenza di un insieme di caratteristici segni e sintomi (sia positivi che negativi) per una significativa porzione di tempo durante un periodo di 1 mese (o per un tempo più breve se trattati con successo), e la persistenza di alcuni segni del disturbo per almeno 6 mesi (Criteri A e C).

Questi segni e sintomi sono associati a marcata disfunzione sociale o lavorativa (Criterio B). Il disturbo non è meglio giustificato da un Disturbo Schizoaffettivo o da un Disturbo dell’Umore Con Manifestazioni Psicotiche, e non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale (Criteri D e E).

Nei soggetti con una precedente diagnosi di Disturbo Autistico (o di un altro Disturbo Pervasivo dello Sviluppo), la diagnosi addizionale di Schizofrenia è giustificata solo se sono presenti deliri o allucinazioni rilevanti per almeno un mese (Criterio F).

I sintomi caratteristici della Schizofrenia comportano uno spettro di disfunzioni cognitive ed emotive che comprende: la percezione, il pensiero deduttivo, il linguaggio e la comunicazione, il controllo del comportamento, l’affettività, la fluidità e la produttività del pensiero e dell’eloquio, la capacità di provare piacere, la volontà e l’iniziativa, e l’attenzione. Nessun singolo sintomo è patognomonico della Schizofrenia; la diagnosi comporta il riconoscimento di una costellazione di segni e sintomi associati a menomazione del funzionamento sociale o lavorativo.

I sintomi caratteristici (Criterio A) si possono concettualmente far ricadere in due ampie categorie: positiva e negativa.

I sintomi positivi sembrano riflettere un eccesso o una distorsione di funzioni normali, mentre i sintomi negativi sembrano riflettere una diminuzione o una perdita di funzioni normali.

I sintomi positivi (Criteri A1-A4) includono distorsioni o esagerazioni del contenuto di pensiero (deliri), della percezione (allucinazioni), del linguaggio e della comunicazione (eloquio disorganizzato), e del controllo del comportamento (comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico). Questi sintomi positivi possono comprendere due dimensioni distinte, che possono a loro volta essere riferite a sottostanti differenti meccanismi neuronali e correlazioni cliniche: la “dimensione psicotica”, che include deliri e allucinazioni, e la “dimensione disorganizzativa”, che include eloquio e comportamento disorganizzati.

I sintomi negativi (Criterio A5) riguardano restrizioni nello spettro e nell’intensità delle espressioni emotive (appiattimento dell’affettività), nella fluidità e nella produttività del pensiero e dell’eloquio (alogia), e nell’iniziare comportamenti finalizzati a una meta (abulia).

I deliri (Criterio A1) sono convinzioni erronee, che di solito comportano un’interpretazione non corretta di percezioni o esperienze. Il loro contenuto può includere una varietà di temi (per es., di persecuzione, di riferimento, somatici, religiosi o di grandiosità).

I deliri di persecuzione sono più comuni; la persona è convinta di essere tormentata, inseguita, ingannata, spiata, o messa in ridicolo. I deliri di riferimento sono pure comuni; la persona è convinta che certi gesti, commenti, passi di libri, giornali, parole di canzoni, o altri spunti provenienti dall’ambiente siano diretti specificamente a sé stessa.

La distinzione fra un delirio e un’idea fortemente radicata a volte è difficile da fare, e dipende in parte dal grado di convinzione con il quale la credenza viene mantenuta nonostante l’evidenza di prove contrarie riguardo la sua veridicità.

Benché i deliri bizzarri siano considerati caratteristici specialmente della schizofrenia, la “bizzarria” può essere difficile da giudicare, specialmente in rapporto a culture differenti. I deliri sono considerati bizzarri se risultano chiaramente non plausibili e non comprensibili, e non derivano da comuni esperienze di vita. Un esempio di un delirio bizzarro è la convinzione da parte della persona che uno sconosciuto abbia rimosso i suoi organi interni sostituendoli con quelli di qualcun altro senza lasciare alcuna ferita o cicatrice. Un esempio di delirio non bizzarro è la falsa convinzione da parte della persona di trovarsi sotto sorveglianza della polizia.

I deliri che esprimono una perdita di controllo sulla mente e sul corpo sono generalmente considerati bizzarri; questi includono la convinzione di una persona che i suoi pensieri siano stati portati via da certe forze esterne (“furto del pensiero”), che pensieri estranei siano stati messi dentro la mente (“inserzione del pensiero”), o che il suo corpo o le sue azioni siano agite o manipolate da certe forze esterne (“deliri di controllo”). Se i deliri sono giudicati bizzarri, questo solo sintomo è sufficiente per soddisfare il Criterio A per la Schizofrenia.

Le allucinazioni (Criterio A2) possono manifestarsi con qualunque modalità sensoriale (per es., uditiva, visiva, olfattiva, gustativa e tattile), ma le allucinazioni uditive sono di gran lunga le più comuni. Le allucinazioni uditive sono generalmente sperimentate come voci, sia familiari che non familiari, che vengono percepite come distinte dai pensieri propri del soggetto. Le allucinazioni devono verificarsi a sensorio integro; quelle che si manifestano durante l’addormentamento (ipnagogiche) o durante il risveglio (ipnopompiche) sono considerate nell’ambito della gamma delle esperienze normali.

Le esperienze isolate, come sentirsi chiamare per nome, o le esperienze che mancano della qualità di un oggetto di percezione esterno (per es., un mormorio nella propria testa) non dovrebbero essere considerate come sintomatiche della Schizofrenia o di qualsiasi altro Disturbo Psicotico. Le allucinazioni possono anche essere un contenuto normale dell’esperienza religiosa in certi contesti culturali. Certi tipi di allucinazioni uditive (per es., due o più voci che conversano con un’altra, oppure voci che continuano a commentare i pensieri o il comportamento del soggetto) sono stati considerati particolarmente caratteristici della Schizofrenia e inclusi fra i sintomi di primo-rango della classificazione di Schneider. Se questi tipi di allucinazioni sono presenti, allora è richiesto solo questo singolo sintomo per soddisfare il Criterio A.

Il pensiero disorganizzato (“disturbo formale del pensiero”) è stato considerato da certi autori come la manifestazione singola più importante della Schizofrenia.

A causa della difficoltà inerente allo sviluppo di una definizione obiettiva di “disturbo del pensiero”, e dal momento che in un contesto clinico le deduzioni sul pensiero sono basate in primo luogo sull’eloquio del soggetto, il concetto di eloquio disorganizzato (Criterio A3) è stato enfatizzato nella definizione di Schizofrenia usata in questo manuale. L’eloquio dei soggetti con Schizofrenia può essere disorganizzato in una varietà di modi. La persona può “perdere il filo” (N.d.T. “Slip off the track”, letteralmente significa “scivolare fuori dalle tracce”) passando da un argomento all’altro (“deragliamento” o “allentamento dei nessi associativi”); le risposte alle domande possono essere correlate in modo obliquo o completamente non correlate (“tangenzialità”); e, raramente, l’eloquio può essere così gravemente disorganizzato da risultare quasi incomprensibile, e assomigliare all’afasia recettiva nella sua disorganizzazione linguistica (“incoerenza” o “insalata di parole”). Dal momento che una disorganizzazione lieve dell’eloquio è comune e non specifica, i sintomi devono essere sufficientemente gravi da compromettere in modo consistente la comunicazione effettiva. Una disorganizzazione meno grave del pensiero o dell’eloquio può manifestarsi durante i periodi prodromici o residui della Schizofrenia (vedi Criterio C).

Un comportamento grossolanamente disorganizzato (Criterio A4) può manifestarsi in una varietà di modi, variabili da una stupidità infantile all’agitazione imprevedibile. Problemi possono essere notati in qualunque forma di comportamento finalizzato a una meta, che può evidenziare delle difficoltà nella esecuzione di attività della vita quotidiana, come la preparazione dei pasti o il mantenimento dell’igiene personale.

La persona può avere un aspetto molto disordinato, può vestire in un modo inusuale (per es., indossando più soprabiti, sciarpe e guanti in un giorno caldo), o può mostrare un comportamento sessuale chiaramente inappropriato (per es., masturbazione in pubblico), oppure un’agitazione imprevedibile in assenza di stimoli esterni (per es., gridando o imprecando). Si dovrebbe avere cura di non applicare questo criterio in modo troppo ampio. Per esempio, alcuni esempi di comportamento agitato, irrequieto, o di rabbia non dovrebbero essere considerati segni evidenti di Schizofrenia, specialmente se la motivazione è comprensibile.

I comportamenti motori catatonici (Criterio A4) includono una notevole diminuzione della reattività all’ambiente, che si manifesta di volta in volta con differenti modalità: raggiungendo un grado estremo di assenza di consapevolezza (stupor catatonico); mantenendo una postura rigida e resistendo passivamente agli sforzi di mobilizzazione (rigidità catatonica); con resistenza attiva ai comandi o ai tentativi di mobilizzazione (negativismo catatonico); con l’assunzione di posture bizzarre o inappropriate (posture catatoniche); con una eccessiva attività motoria non finalizzata e non dovuta a stimoli esterni (eccitamento catatonico).

Benché la catatonia sia stata storicamente associata alla Schizofrenia, il clinico dovrebbe tenere presente che i sintomi catatonici non sono specifici e possono ricorrere in altri disturbi mentali (vediDisturbi dell’Umore Con Manifestazioni Catatoniche), in condizioni mediche generali (vedi Disturbo Catatonico Dovuto a una Condizione Medica Generale),  e in Disturbi del Movimento Indotti da Farmaci (vedi Parkinsonismo indotto da Neurolettici).

I sintomi negativi della Schizofrenia (Criterio A5) rendono conto ad un consistente grado della morbilità associata al disturbo. Tre sintomi negativi – appiattimento dell’affettività, alogia e abulia – sono inclusi nella definizione di Schizofrenia; altri sintomi negativi (per es., anedonia) sono classificati nella sezione sotto riportata delle “Manifestazioni e Disturbi Associati”.

L’appiattimento dell’affettività è particolarmente comune ed è caratterizzato dal viso del soggetto che appare immobile e non reattivo, con scarso contatto dello sguardo e ridotto linguaggio del corpo. Benché una persona con affettività appiattita possa sorridere e occasionalmente animarsi, lo spettro delle sue espressioni emotive è chiaramente ridotto nella maggior parte del tempo. Può essere utile osservare la persona mentre interagisce con i suoi pari per determinare se l’appiattimento dell’affettività è sufficientemente persistente per soddisfare il criterio. L’alogia (povertà di linguaggio) è manifestata da risposte brevi, laconiche, vuote.

Il soggetto con alogia sembra avere una diminuzione di pensieri, che si riflette nella diminuzione di fluidità e di produttività del linguaggio. Questo deve essere differenziato da una mancanza di volontà di parlare. Tale valutazione clinica può richiedere un’osservazione nel tempo e in una varietà di situazioni. L’abulia è caratterizzata da una incapacità a iniziare e a continuare attività finalizzate a una meta. La persona può rimanere seduta per lunghi periodi di tempo e mostrare scarso interesse nel partecipare ad attività sociali o lavorative.

Benché comuni nella Schizofrenia, i sintomi negativi sono di difficile valutazione per il fatto che si manifestano in un continuum con la normalità, non sono relativamente specifici e possono essere dovuti a una varietà di altri fattori (per es., conseguenza di sintomi positivi, effetti collaterali di farmaci, depressione, sottostimolazione ambientale o demoralizzazione).

Se si riconosce che un sintomo negativo è chiaramente attribuibile a qualcuno di questi fattori, allora questo non dovrebbe essere considerato nel formulare la diagnosi di Schizofrenia. Per esempio, il comportamento di un soggetto che abbia la convinzione delirante che egli si troverà in pericolo se lascerà la sua stanza o parlerà con qualcuno, può mimare i sintomi di isolamento sociale, alogia e abulia. Alcuni farmaci antipsicotici spesso producono effetti extrapiramidali collaterali, quali la bradicinesia, che possono mimare l’appiattimento della affettività.

La distinzione fra veri sintomi negativi ed effetti collaterali da farmaci dipende spesso dal giudizio clinico concernente la gravità dei sintomi negativi, il tipo di farmaci neurolettici, gli effetti dell’aggiustamento del dosaggio, e gli effetti dei farmaci anticolinergici. La difficile distinzione fra sintomi negativi e sintomi depressivi può essere chiarita dagli altri sintomi di accompagnamento presenti, e dal fatto che i soggetti con sintomi di depressione tipicamente sperimentano uno stato affettivo intensamente doloroso, mentre quelli con Schizofrenia presentano una diminuzione o un vuoto di affettività. Infine, una sottostimolazione ambientale cronica o uno stato di demoralizzazione possono comportare apatia e abulia apprese. Nello stabilire la presenza di sintomi negativi che devono essere utilizzati nella formulazione della diagnosi di Schizofrenia, forse la prova migliore è data dalla loro persistenza per un considerevole periodo di tempo nonostante gli sforzi diretti a risolvere ciascuna delle potenziali cause descritte sopra. È stato suggerito che i sintomi negativi durevoli che non sono attribuibili alle cause secondarie sopra descritte siano riportati come sintomi di “deficit”.

Il Criterio A per la Schizofrenia richiede che almeno due delle cinque condizioni siano presenti contemporaneamente per gran parte di almeno un mese. Tuttavia, se i deliri sono bizzarri o le allucinazioni comportano un “commento di voci” o una “conversazione di voci”, allora è richiesta soltanto la presenza di una condizione. La presenza di questa costellazione relativamente grave di segni e di sintomi è riportata come la “fase attiva”.

In quelle situazioni in cui i sintomi della fase attiva si risolvono entro un mese in risposta a un trattamento, si può ancora considerare soddisfatto il Criterio A se il clinico ritiene che i sintomi sarebbero durati per un mese in assenza di effettivo trattamento. Nei bambini, la valutazione dei sintomi caratteristici dovrebbe includere una considerazione attenta della presenza di altri disturbi o difficoltà di sviluppo. Per esempio, l’eloquio disorganizzato in un bambino con un Disturbo della Comunicazione non dovrebbe orientare verso una diagnosi di Schizofrenia, a meno che il grado di disorganizzazione non sia significativamente più grande di quello atteso sulla base del solo Disturbo della Comunicazione.

La Schizofrenia comporta disfunzione in una o più delle aree principali di funzionamento (per es., relazioni interpersonali, lavoro o scuola o cura di sé) (Criterio B). Tipicamente, il funzionamento è chiaramente ad un livello inferiore a quello che era stato raggiunto prima dell’esordio dei sintomi. Se il disturbo comincia nell’infanzia o nell’adolescenza, tuttavia, vi può essere un’incapacità da parte del soggetto a raggiungere il livello di funzionamento atteso, piuttosto che un deterioramento. Confrontare il soggetto con i fratelli non affetti dal disturbo può essere utile per fare questa valutazione.

Il ciclo educativo è frequentemente interrotto, e il soggetto può essere incapace di terminare la scuola. Molti soggetti sono incapaci di conservarsi un lavoro per periodi di tempo prolungati, e sono impiegati a un livello inferiore a quello dei loro genitori (“deriva verso il basso”). La maggioranza (60-70%) dei soggetti con Schizofrenia non si sposano, e i più hanno contatti sociali relativamente limitati. La disfunzione persiste per un periodo considerevole durante il corso del disturbo, e non sembra essere una conseguenza diretta di alcuna manifestazione singola.

Per esempio, se una donna lascia il suo posto di lavoro a causa di un delirio circoscritto concernente la convinzione che il suo datore di lavoro stia cercando di ucciderla, da sola tale condizione non rappresenta un motivo sufficiente a soddisfare questo criterio, a meno che non vi siano difficoltà più diffuse (di solito in molteplici settori del funzionamento).

Certi segni del disturbo devono persistere per un periodo continuativo di almeno 6 mesi (Criterio C). Durante questo periodo di tempo devono essere presenti per almeno 1 mese (o meno di 1 mese se i sintomi sono trattati con successo) i sintomi che soddisfano il Criterio A della Schizofrenia (la fase attiva). Sintomi prodromici sono spesso presenti prima della fase attiva, e sintomi residui la possono seguire. Certi sintomi prodromici e residui sono forme relativamente miti o subcliniche dei sintomi positivi specificati nel Criterio A.

I soggetti possono esprimere una varietà di convinzioni inusuali o strane che non sono di intensità delirante (per es., idee di riferimento o pensiero magico); essi possono avere esperienze percettive insolite (per es., sentire la presenza di una persona o di una forza invisibile in assenza di allucinazioni strutturate); il loro eloquio può essere generalmente comprensibile ma digressivo, vago, o eccessivamente astratto o concreto; e il loro comportamento può essere peculiare ma non grossolanamente disorganizzato (per es., mormorare tra sé, raccogliere oggetti strani e apparentemente senza valore).

In aggiunta a questi sintomi simili a quelli positivi, i sintomi negativi sono particolarmente comuni nelle fasi prodromica e residua e possono spesso essere assai gravi. I soggetti che sono stati attivi socialmente possono diventare ritirati; perdono interesse per attività precedentemente piacevoli; possono diventare meno loquaci e interessati e possono trascorrere la maggior parte del loro tempo a letto. Tali sintomi negativi sono spesso il primo segnale alla famiglia che qualcosa non va; alla fine i membri della famiglia possono riferire di avere la sensazione che il soggetto “stia gradualmente sfuggendo via”.

Sottotipi e specificazioni di decorso

La diagnosi di un particolare sottotipo è basata sul quadro clinico che ha determinato la più recente valutazione clinica o richiesta di trattamento e pertanto può modificarsi nel tempo. Sono previsti paragrafi e criteri separati per ciascuno dei seguenti sottotipi:

 

Tipo Paranoide
Tipo Disorganizzato
Tipo Catatonico
Tipo Indifferenziato
Tipo Residuo

Le seguenti specificazioni possono essere usate per indicare il caratteristico decorso dei sintomi della Schizofrenia nel tempo.

 

Episodico Con Sintomi Residui Intercritici. Questa specificazione si applica quando il decorso è caratterizzato da episodi nei quali è soddisfatto il Criterio A per la Schizofrenia e vi sono sintomi residui clinicamente significativi fra gli episodi. Con Sintomi Negativi Rilevanti può essere aggiunto se sono presenti rilevanti sintomi negativi durante questi periodi residui.
Episodico Con Nessun Sintomo Residuo Intercritico. Questa specificazione si applica quando il decorso è caratterizzato da episodi nei quali è soddisfatto il Criterio A per la Schizofrenia e non vi sono sintomi residui clinicamente significativi fra gli episodi.
Continuo. Questa specificazione si applica quando i sintomi caratteristici del Criterio A sono soddisfatti durante tutto (o quasi tutto) il decorso. Con Sintomi Negativi Rilevanti può essere aggiunto se sono presenti anche sintomi negativi rilevanti.
Episodio Singolo in Remissione Parziale. Questa specificazione si applica quando vi sia stato un singolo episodio nel quale sia risultato soddisfatto il Criterio A per la Schizofrenia, e rimangano alcuni sintomi residui clinicamente significativi. Con Sintomi Negativi Rilevanti può essere aggiunto se questi sintomi includono sintomi negativi rilevanti.
Episodio Singolo in Remissione Completa. Questa specificazione si applica quando vi sia stato un episodio singolo nel quale sia risultato soddisfatto il Criterio A per la Schizofrenia, e non rimangano sintomi residui clinicamente significativi.
Modalità Diversa o Non Specificata. Questa specificazione viene usata quando sia stata presente una modalità di decorso diversa o non specificata.M
Meno di un anno dall’esordio dei sintomi iniziali della fase attiva.

Manifestazioni e disturbi associati

Caratteristiche descrittive e disturbi mentali associati

Il soggetto con Schizofrenia può mostrare un’affettività inadeguata (per es., sorridere, ridere, o assumere un’espressione sciocca del volto in assenza di uno stimolo appropriato), che è una delle manifestazioni determinanti del Tipo Disorganizzato. L’anedonia è comune, ed è manifestata da una perdita di interesse o di piacere.

L’umore disforico può prendere la forma della depressione, dell’ansia o della rabbia. Vi possono essere turbe del ritmo del sonno (per es., sonno durante il giorno e attività o irrequietezza notturne). Il soggetto può mostrare una perdita di interesse per il mangiare o può rifiutare il cibo in conseguenza di convinzioni deliranti. Spesso vi sono alterazioni dell’attività psicomotoria (per es., deambulazione continua, dondolamento o immobilità apatica). È frequente la difficoltà di concentrazione, di attenzione e di memoria.

La maggior parte dei soggetti affetti da Schizofrenia ha una scarsa consapevolezza del fatto di avere una malattia psicotica. I dati suggeriscono che la scarsa consapevolezza sia una manifestazione della malattia stessa piuttosto che una strategia di adattamento. Può essere paragonabile alla mancanza di consapevolezza dei deficit neurologici presenti nello stroke, definitaanosognosia.

Questo sintomo predispone il soggetto a non presentare aderenza al trattamento ed è stato riscontrato essere predittivo di percentuali più elevate di ricaduta, di un aumentato numero di ricoveri non volontari, di un funzionamento psicosociale più scadente e di un peggiore decorso di malattia. Si possono presentare depersonalizzazione, derealizzazione, e preoccupazioni somatiche che a volte assumono proporzioni deliranti.

L’ansia e le fobie sono comuni nella Schizofrenia. A volte sono presenti alterazioni motorie (per es., smorfie facciali, posture fisse, manierismi strani, comportamento rituale o stereotipato). L’aspettativa di vita nei soggetti con Schizofrenia è più breve che nella popolazione generale per vari motivi. Il suicidio è un fattore importante, poiché approssimativamente il 10% dei soggetti con Schizofrenia commette suicidio – e fra il 20% ed il 40% fa almeno un tentativo di suicidio nel corso della malattia.

Benché il rischio rimanga elevato per tutto l’arco della vita, fattori di rischio specifici per il suicidio includono il sesso maschile, l’età inferiore ai 45 anni, i sintomi depressivi, il sentirsi senza speranza, la disoccupazione e la recente dimissione ospedaliera. Il rischio di suicidio è elevato anche nei periodi postpsicotici. I maschi più delle femmine portano a termine il tentativo di suicidio, ma entrambi i gruppi sono a maggior rischio rispetto alla popolazione generale.

Molti studi hanno riportato che sottogruppi di soggetti affetti da Schizofrenia hanno un’incidenza più elevata di comportamento aggressivo e violento. I maggiori predittori di comportamento violento sono il sesso maschile, l’età più giovane, la storia passata di violenza, la non aderenza al trattamento neurolettico e l’uso eccessivo di sostanze. Tuttavia, si dovrebbe annotare che la maggior parte dei soggetti affetti da Schizofrenia non è più pericolosa per gli altri rispetto a quelli della popolazione generale.

Le percentuali di comorbidità con i Disturbi Correlati alle Sostanze sono elevate. Soprattutto laDipendenza da Nicotina è elevata con stime variabili dall’80% al 90% di soggetti con Schizofrenia che sono fumatori abituali di sigarette. Inoltre, questi soggetti tendono a fumare molto e a scegliere sigarette ad alto contenuto di nicotina. Anche la comorbidità coi Disturbi d’Ansia è stata sempre più riconosciuta nei soggetti con Schizofrenia.

In particolare, sono elevate le percentuali di Disturbo Ossessivo-CompulsivoDisturbo di Panico(Senza AgorafobiaCon Agorafobia) nei soggetti con Schizofrenia rispetto alla popolazione generale. Il Disturbo SchizotipicoSchizoideParanoide di Personalità può a volte precedere l’esordio della Schizofrenia. Non è chiaro se questi Disturbi di Personalità siano semplicemente prodromici alla Schizofrenia o se invece costituiscano un disturbo distinto precedente. Un aumentato rischio di Schizofrenia è stato riscontrato in associazione con fattori prenatali e dell’infanzia (per es., l’esposizione prenatale all’influenza, la carenza alimentare prenatale, le complicazioni ostetriche, l’infezione del sistema nervoso centrale nella prima infanzia).

Reperti di laboratorio associati

Non sono stati identificati reperti di laboratorio che siano patognomonici della Schizofrenia. Tuttavia, sono stati osservati una varietà di reperti alterati in gruppi di soggetti con Schizofrenia rispetto a gruppi di controllo. Negli studi di applicazione di tecniche di visualizzazione cerebrale-strutturale, il dato più approfonditamente studiato e più costantemente replicato continua ad essere l’ampliamento dei ventricoli laterali. Molti studi hanno dimostrato anche una riduzione del tessuto cerebrale come evidenziato dai solchi cerebrali ampliati e dalla riduzione del volume della sostanza grigia e bianca.

Tuttavia, si sta tuttora discutendo se la riduzione apparente del tessuto cerebrale sia un punto focale o più diffuso. Con l’esame zona per zona, si è constatato che il lobo temporale è più consistentemente ridotto in volume, mentre il lobo frontale è meno spesso coinvolto. Vi sono dati di anormalità focali all’interno del lobo temporale, con strutture temporali mediali (ippocampo, amigdala e corteccia entorinale), come pure il giro temporale superiore ed il piano temporale di volume consistentemente minore. Sia nei soggetti con Schizofrenia che nei loro parenti di primo grado sani è stato riscontrato un volume talamico ridotto, ma un numero insufficiente di studi ha indagato questo aspetto.

Un altro dato che è stato costantemente replicato è l’aumentata ampiezza dei gangli basali, ma vi sono dati crescenti che questo possa essere un epifenomeno del trattamento con farmaci antipsicotici tipici. È stata anche dimostrata in soggetti con Schizofrenia un’aumentata incidenza di una più ampia cavità del setto pellucido. Ciò può avere importanti implicazioni fisiopatologiche, poiché è suggestivo di un precoce (cioè prenatale) anomalo sviluppo della linea mediana cerebrale, almeno in un sottogruppo di soggetti con Schizofrenia.

In termini di studi per immagini funzionali cerebrali, l’ipofrontalità (cioè una riduzione relativa del flusso cerebrale, del metabolismo o di altri indicatori dell’attività neuronale) continua ad essere il dato più costantemente replicato. Tuttavia, si sta sempre più riconoscendo che le anormalità funzionali non sono verosimilmente limitate a qualche regione cerebrale, e gli studi più recenti suggeriscono anomalie più diffuse che coinvolgono il circuito cortico-sottocorticale.

I deficit neuropsicologici sono un dato costante in gruppi di soggetti con Schizofrenia. I deficit sono evidenti per un’ampia varietà di capacità cognitive, che includono la memoria, le capacità psicomotorie, l’attenzione e la difficoltà di modificazione dei set di risposta. In aggiunta alla presenza di questi deficit fra i soggetti cronicamente ammalati di Schizofrenia, vi sono dati secondo cui molti di questi deficit sono riscontrati nei soggetti durante il loro primo episodio psicotico e prima del trattamento con farmaci antipsicotici, nei soggetti con Schizofrenia in remissione clinica, come pure nei parenti di primo grado sani. Per queste ragioni, si pensa che alcuni dei deficit neuropsicologici riflettano manifestazioni più fondamentali della malattia e, forse, rivelino fattori di vulnerabilità per la Schizofrenia.

Questi deficit sono clinicamente significativi poiché sono correlati al grado di difficoltà che alcuni soggetti con Schizofrenia hanno con attività del vivere quotidiano come pure con la capacità ad acquisire tecniche nella riabilitazione psicosociale. Di conseguenza la gravità dei deficit neuropsicologici è un predittore relativamente valido di esito sociale ed attitudinale.

In gruppi di soggetti con Schizofrenia sono state dimostrate diverse anomalie neurofisiologiche. Tra i più comuni risultano i deficit nella percezione e nell’elaborazione di stimolo sensoriale (per es., compromissione nelle afferenze sensoriali), anomalie dei movimenti oculari nel seguire una traccia e dei movimenti saccadici degli occhi, rallentamento dei tempi di reazione, alterazioni nella lateralità cerebrale e anomalie nell’elettroencefalogramma dei potenziali evocati. Reperti anormali di laboratorio possono anche essere notati come complicanza della Schizofrenia o del suo trattamento. Certi soggetti con Schizofrenia bevono quantità eccessive di liquidi (“intossicazione da acqua”), e sviluppano alterazioni del peso specifico delle urine o dell’equilibrio elettrolitico. Elevati valori di creatin-fosfochinasi (CPK) possono risultare dalla Sindrome Maligna da Neurolettici.

Reperti dell’esame fisico e condizioni mediche generali associati

I soggetti con Schizofrenia sono a volte fisicamente goffi, e possono mostrare segni neurologici sfumati, come confusione sinistra/destra, deficit di coordinazione, o tendenza a specchiarsi di continuo. Certe anomalie fisiche minori (per es., palato eccessivamente arcuato, distanza interoculare ridotta o aumentata, o sottili malformazioni delle orecchie) possono essere più comuni fra i soggetti con Schizofrenia.

Forse i reperti fisici associati più comunemente sono le anomalie motorie. La maggior parte di queste tendono ad essere correlate agli effetti collaterali dei farmaci antipsicotici impiegati nel trattamento. Le alterazioni motorie secondarie a trattamento neurolettico includono: Discinesia Tardiva Indotta da NeuroletticiParkinsonismo Indotto da NeuroletticiAcatisia Acuta Indotta da NeuroletticiDistonia Acuta Indotta da Neurolettici, e Sindrome Maligna da Neurolettici.

Sono state descritte nell’era pre-neurolettica, e vengono ancora osservate, certe alterazioni motorie spontanee (per es., “tirar su con il naso”, far schioccare la lingua, grugnire), benché esse siano difficili da distinguere dagli effetti dei neurolettici. Altri reperti fisici possono essere correlati ai frequenti disturbi associati. Per esempio, poiché la Dipendenza da Nicotina è così comune nella Schizofrenia, questi soggetti tendono più facilmente a sviluppare patologie correlate alle sigarette (per es., enfisema e altri problemi polmonari e cardiaci).

Caratteristiche collegate a cultura, età, e genere

I clinici che esaminano i sintomi della Schizofrenia in contesti culturali e socioeconomici differenti dai loro propri devono tener conto delle differenze culturali. Idee che possono sembrare deliranti in una cultura (per es., stregoneria e arti magiche) possono essere considerate comuni in un’altra. In certe culture, le allucinazioni visive o uditive con un contenuto religioso possono rappresentare una parte normale dell’esperienza religiosa (per es., vedere la Vergine Maria o udire la voce di Dio).

Inoltre, la valutazione dell’eloquio disorganizzato può essere difficile per le variazioni linguistiche, proprie degli stili narrativi di culture diverse, che possono influenzare la forma logica dei contenuti verbali. La valutazione dell’affettività richiede una sensibilità alle differenti modalità dell’espressione emotiva, del contatto con lo sguardo e del linguaggio del corpo, che variano nelle diverse culture.

Se la valutazione viene condotta in una lingua che è diversa dalla lingua primaria del soggetto, bisogna aver cura di assicurarsi che la alogia non sia correlata a barriere linguistiche. Poiché il significato culturale delle attività intraprese autonomamente e finalizzate a una meta varia nei diversi contesti, devono essere pure accuratamente vagliati i disturbi della volizione. Vi sono dati che dimostrano come i clinici possono tendere a fare diagnosi in eccesso di Schizofrenia in certi gruppi etnici. Studi condotti nel Regno Unito e negli Stati Uniti suggeriscono che la Schizofrenia può essere diagnosticata più spesso in soggetti che sono afroamericani e asiatico-americani rispetto agli altri gruppi razziali.

Non è chiaro, tuttavia, se questi dati rappresentino differenze reali fra i gruppi razziali o se siano il risultato di errori clinici o di insensibilità culturale. Sono state notate differenze culturali nel modo di presentarsi, nel decorso, e negli esiti della Schizofrenia. Il comportamento catatonico è stato riportato come relativamente insolito fra i soggetti con Schizofrenia negli Stati Uniti, ma è più comune nei paesi non Occidentali. I soggetti con Schizofrenia nelle nazioni in via di sviluppo tendono ad avere un decorso più acuto e migliore esito dei soggetti nelle nazioni industrializzate.

L’esordio della Schizofrenia tipicamente si verifica tra la fine dei “teen” e i 35 anni; l’esordio prima dell’adolescenza è raro (benché siano stati riportati casi con età di insorgenza di 5 o 6 anni). Le manifestazioni essenziali di questa condizione sono le stesse nei bambini, ma può essere particolarmente difficile fare diagnosi in questo gruppo di età. Nei bambini, deliri e allucinazioni possono essere meno elaborati di quelli osservati negli adulti, e le allucinazioni visive possono essere più comuni.

L’eloquio disorganizzato si osserva in una quantità di disturbi che esordiscono nell’infanzia (per es., Disturbi della ComunicazioneDisturbi Pervasivi dello Sviluppo), come pure il comportamento disorganizzato (per es., Disturbo da Deficit di Attenzione/IperattivitàDisturbo da Movimento Stereotipato). Questi sintomi non dovrebbero essere attribuiti alla Schizofrenia prima di avere escluso quei disturbi, più comuni nell’infanzia. La Schizofrenia può anche iniziare più tardi nella vita (per es., dopo i 45 anni di età).

I casi di Schizofrenia con esordio tardivo tendono ad essere simili a quelli con esordio precoce, sebbene siano state rilevate delle differenze. Per esempio, è maggiore la percentuale di donne affette, ed i soggetti con esordio tardivo sono più verosimilmente stati sposati rispetto a quelli con esordio precoce, ma nonostante ciò risultano più socialmente isolati e compromessi quando confrontati con la popolazione generale. Fattori clinici, quali lo stato postmenopausale, i sottotipi di antigene umano leucocitario e la malattia cerebrovascolare sono possibili fattori di rischio. Il quadro clinico tende più facilmente ad includere deliri di persecuzione ed allucinazioni, e meno facilmente sintomi di disorganizzazione e negativi.

Spesso il decorso è caratterizzato da una prevalenza di sintomi positivi con conservazione dell’affettività e del funzionamento sociale. Il decorso è tipicamente cronico, benché i soggetti possano essere abbastanza rispondenti ai farmaci antipsicotici a basse dosi. Fra i soggetti con età di esordio più avanzata (cioè sopra i 60 anni) i deficit sensoriali (per es., la perdita dell’udito e della vista) si manifestano più comunemente rispetto alla popolazione generale adulta, sebbene il loro specifico ruolo nella patogenesi rimanga sconosciuto. Vi sono dati che suggeriscono che anche la compromissione cognitiva accompagni il quadro clinico. Tuttavia, la questione se la patologia cerebrale identificabile definisca la malattia ad esordio tardivo rimane sconosciuta.

L’evidenza scientifica dimostra che la Schizofrenia si esprime in modo diverso negli uomini e nelle donne. L’età modale di esordio per gli uomini è fra i 18 ed i 25 anni e quella per le donne è fra i 25 ed i 35 anni. La distribuzione dell’età di esordio è bimodale per le donne con un secondo picco che si manifesta più tardi nella vita, ma unimodale negli uomini. Circa il 3-10% delle donne ha un’età di esordio superiore ai 40 anni, mentre l’esordio tardivo è molto meno comune negli uomini. Le donne hanno anche un miglior funzionamento premorboso degli uomini. Le donne con Schizofrenia tendono ad esprimere più sintomatologia affettiva, deliri paranoidi ed allucinazioni, mentre gli uomini tendono ad esprimere più sintomi negativi (affettività appiattita, abulia, isolamento sociale).

Riguardo il decorso della Schizofrenia, le donne hanno una prognosi migliore degli uomini, come indicato dal numero di ricoveri successivi e dalla durata della degenza, dall’intera durata della malattia, dal tempo intervallare, dalla risposta ai farmaci neurolettici e dal funzionamento socio-lavorativo. Tuttavia, il vantaggio del sesso in questi parametri sembra attenuarsi in qualche misura con l’età (cioè, l’esito a breve-medio termine è migliore nelle donne, ma l’esito a lungo termine per le donne, soprattutto nel periodo postmenopausale, diventa più simile a quello degli uomini). Un’incidenza lievemente maggiore di Schizofrenia è stata osservata negli uomini che nelle donne. Inoltre, alcuni studi hanno dimostrato differenze legate al sesso nella trasmissione genetica della Schizofrenia.

Le percentuali della Schizofrenia fra i familiari di donne con Schizofrenia sono più elevate rispetto a quelle fra i familiari di uomini con Schizofrenia, mentre i parenti degli uomini hanno un’incidenza più alta di tratti di personalità schizotipica e schizoide rispetto a quelli delle donne.

Prevalenza

La Schizofrenia è stata osservata in tutto il mondo. Le prevalenze fra gli adulti spesso sono riportate in un intervallo compreso tra lo 0,5% e l’1,5%. Le incidenze per anno sono più spesso in un intervallo di 0,5-5,0% per 10.000. L’incidenza stimata prima di questo intervallo era stata riportata per alcuni gruppi di popolazione, per esempio, un’assai più alta incidenza per la seconda generazione degli afrocaraibici che vivono nel Regno Unito.

Gli studi di coorte sulla nascita suggeriscono alcune variazioni geografiche e storiche nell’incidenza. Per esempio, un elevato rischio è stato rilevato fra i soggetti nati in distretti urbani rispetto ai soggetti nati in campagna, come pure un’incidenza gradualmente declinante per le coorti di nascita apparse più tardi.

Decorso

L’età media di insorgenza per il primo episodio psicotico della Schizofrenia si situa tra i 20 e i 25 anni per gli uomini e poco sotto i 30 anni per le donne. L’esordio può essere brusco o insidioso, ma la maggioranza dei soggetti presenta un tipo di fase prodromica caratterizzata dallo sviluppo lento e graduale di una varietà di segni e di sintomi (per es., ritiro sociale, perdita di interesse nella scuola o nel lavoro, deterioramento nell’igiene e nell’ordine, comportamento inusuale, scoppi di rabbia). I familiari possono trovare questo comportamento di difficile interpretazione, e presumere che la persona “stia attraversando una particolare fase”.

Comunque, la comparsa eventuale di certi sintomi della fase attiva contraddistingue il disturbo come Schizofrenia. L’età di insorgenza può avere un significato sia fisiopatologico che prognostico. I soggetti con esordio in età più giovane sono più spesso maschi, e hanno un adattamento premorboso più scadente, un minore grado di istruzione, alterazioni strutturali dell’encefalo più evidenti, segni e sintomi negativi più rilevanti, deficit cognitivi più evidenti, come dimostrato dai tests neuropsicologici, e un esito peggiore. Al contrario, i soggetti con un esordio più tardivo sono più spesso femmine, hanno alterazioni strutturali cerebrali o deficit cognitivi meno evidenti, e mostrano un esito più favorevole.

La maggior parte degli studi di decorso e di esito della Schizofrenia indicano che il decorso può essere variabile, con certi soggetti che mostrano esacerbazioni e remissioni, mentre altri rimangono cronicamente ammalati. A causa della variabilità di definizione e di accertamento, un accurato sommario degli esiti a lungo termine della Schizofrenia non è possibile. La remissione completa (per es., un ritorno al funzionamento premorboso pieno) non è probabilmente comune in questo disturbo. Tra i soggetti che rimangono ammalati, alcuni sembrano avere un decorso relativamente stabile, mentre altri mostrano un progressivo peggioramento associato a grave disabilità.

All’inizio della malattia, i sintomi negativi possono essere rilevanti, apparendo primariamente come manifestazioni prodromiche. Successivamente, compaiono sintomi positivi. Poiché questi sintomi positivi sono particolarmente rispondenti al trattamento, essi tipicamente diminuiscono, ma, in molti soggetti, persistono sintomi negativi tra gli episodi di sintomi positivi. Vi sono dati che indicano che i sintomi negativi possono diventare stabilmente più rilevanti in certi soggetti durante il decorso della malattia. Numerosi studi hanno indicato un gruppo di fattori associati a una prognosi migliore.

Questi comprendono: buon adattamento premorboso, esordio acuto, età di esordio più tardiva, assenza di anosognosia (scarsa consapevolezza), sesso femminile, presenza di fattori scatenanti, disturbi dell’umore associati, il trattamento con farmaci neurolettici subito dopo l’esordio della malattia, coerente aderenza al trattamento (cioè, il precoce e costante trattamento predice una migliore risposta ad un successivo trattamento con farmaci antipsicotici), breve durata dei sintomi della fase attiva, buon funzionamento intercritico, minimi sintomi residui, assenza di alterazioni strutturali cerebrali, funzionamento neurologico normale, una storia familiare di Disturbo dell’Umore, e nessuna storia familiare di Schizofrenia.

Familiarità

I parenti biologici di primo grado dei soggetti con Schizofrenia hanno un rischio per la Schizofrenia di circa 10 volte maggiore rispetto alla popolazione generale. I tassi di concordanza per Schizofrenia sono più alti nei gemelli monozigoti rispetto ai gemelli dizigoti. Studi di adozione hanno dimostrato che i parenti biologici di soggetti con Schizofrenia presentano un rischio consistentemente aumentato per Schizofrenia, mentre i parenti adottivi non hanno un aumento di rischio.

Benché molti dati suggeriscano l’importanza dei fattori genetici nell’eziologia della Schizofrenia, l’esistenza di un tasso consistente di discordanza nei gemelli monozigoti indica anche l’importanza dei fattori ambientali. Alcuni parenti di soggetti con Schizofrenia possono avere anche un rischio aumentato per un gruppo di disturbi mentali, definito spettro schizofrenico. Benché rimangano sconosciuti i confini esatti dello spettro, gli studi familiari e adottivi suggeriscono che esso probabilmente include il Disturbo Schizoaffettivo ed il Disturbo Schizotipico di Personalità. Anche altri disturbi psicotici ed i Disturbi Paranoide, Schizoide ed Evitante di Personalità possono appartenere allo spettro schizofrenico, ma i dati sono più limitati.

Diagnosi differenziale

Un’ampia varietà di condizioni mediche generali può presentarsi con sintomi psicotici. Si fa diagnosi di Disturbo Psicotico Dovuto a una Condizione Medica Generale, un delirium, o una demenzaquando vi sono prove evidenti dalla storia, dall’esame fisico, o dalle analisi di laboratorio che indicano che i deliri o le allucinazioni sono la conseguenza fisiologica diretta di una condizione medica generale (per es., sindrome di Cushing, tumore cerebrale).

Il Disturbo Psicotico Indotto da Sostanze, il Delirium Indotto da Sostanze, e la Demenza Persistente Indotta da Sostanze si distinguono dalla Schizofrenia per il fatto che si valuta che una sostanza (per es., una sostanza di abuso, un farmaco, l’esposizione a una tossina) sia eziologicamente correlata ai deliri o alle allucinazioni. Molti tipi differenti di Disturbi Correlati a Sostanze possono produrre sintomi simili a quelli della Schizofrenia (per es., l’uso prolungato di amfetamine o di cocaina può produrre deliri o allucinazioni; l’uso di fenciclidina può produrre una mescolanza di sintomi positivi e negativi).

Basandosi su una varietà di manifestazioni che caratterizzano il decorso della Schizofrenia e dei Disturbi Correlati a Sostanze, il clinico deve determinare se i sintomi sono stati originati e mantenuti dall’uso di una sostanza. Idealmente, il clinico dovrebbe cercare di osservare il soggetto durante un periodo prolungato (per es., 4 settimane) di astinenza. Tuttavia, poiché periodi così prolungati di astinenza sono spesso difficili da raggiungere, il clinico può aver bisogno di prendere in considerazione altri dati evidenti, come stabilire se i sintomi psicotici sembrino o meno essere esacerbati dalla sostanza e si attenuino quando questa viene interrotta, oppure valutare la gravità relativa dei sintomi psicotici in relazione alla quantità di sostanza e alla durata dell’uso, e conoscere i caratteristici sintomi prodotti da una particolare sostanza (per es., le amfetamine producono tipicamente deliri e stereotipie, ma non appiattimento dell’affettività né sintomi negativi rilevanti).

Differenziare la Schizofrenia dal Disturbo dell’Umore Con Manifestazioni Psicotiche e dal Disturbo Schizoaffettivo è difficile per il fatto che le turbe dell’umore sono comuni durante le fasi prodromica, attiva e residua della Schizofrenia. Se i sintomi psicotici ricorrono esclusivamente durante i periodi di disturbo dell’umore, la diagnosi è Disturbo dell’Umore Con Manifestazioni Psicotiche. Nel Disturbo Schizoaffettivo, vi deve essere un episodio di alterazione dell’umore concomitante ai sintomi della fase attiva della Schizofrenia, i sintomi affettivi devono essere presenti per una porzione significativa della durata totale del disturbo, e i deliri o le allucinazioni devono essere presenti per almeno 2 settimane in assenza di sintomi rilevanti dell’umore.

Al contrario, i sintomi dell’umore nella Schizofrenia hanno una durata che risulta breve relativamente alla durata totale del disturbo, o si verificano soltanto durante le fasi prodromica o residua, oppure non soddisfano pienamente i criteri per un episodio di alterazione dell’umore. Quando sintomi dell’umore che soddisfano pienamente i criteri per un episodio di alterazione dell’umore sono sovrapposti alla Schizofrenia, e sono di particolare significato clinico, può essere formulata una diagnosi addizionale di Disturbo Depressivo Non Altrimenti Specificato o di Disturbo Bipolare Non Altrimenti Specificato. La Schizofrenia, Tipo Catatonico, può essere difficile da distinguere da un Disturbo dell’Umore Con Manifestazioni Catatoniche.

Per definizione, la Schizofrenia si differenzia dal Disturbo Schizofreniforme sulla base della durata. La Schizofrenia comporta la presenza di sintomi (inclusi i sintomi prodromici o residui) per almeno 6 mesi, mentre la durata totale dei sintomi, nel Disturbo Schizofreniforme, deve essere almeno di 1 mese, ma meno di 6 mesi. Il Disturbo Schizofreniforme non comporta un deterioramento del funzionamento. Il Disturbo Psicotico Breve è definito dalla presenza di deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato, o comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico che dura per almeno un giorno ma per meno di un mese.

La diagnosi differenziale fra Schizofrenia e Disturbo Delirante si basa sulla natura dei deliri (non bizzarri nel Disturbo Delirante), e sull’assenza di altri sintomi caratteristici della Schizofrenia (per es., allucinazioni, eloquio o comportamento disorganizzato, o sintomi negativi rilevanti). Il Disturbo Delirante può essere particolarmente difficile da differenziare dalla Schizofrenia di Tipo Paranoide, poiché questo sottotipo non comprende eloquio disorganizzato in modo rilevante, comportamento disorganizzato, o affettività piatta o inadeguata, e spesso è associato a minore deterioramento del funzionamento rispetto a quello caratteristico degli altri sottotipi della Schizofrenia. Quando nel Disturbo Delirante è presente uno scadente funzionamento psicosociale, esso deriva direttamente dalle stesse convinzioni deliranti.

Una diagnosi di Disturbo Psicotico Non Altrimenti Specificato può essere formulata se non vi sono a disposizione dati sufficienti per scegliere fra Schizofrenia e altri Disturbi Psicotici (per es., Disturbo Schizoaffettivo), o per determinare se i sintomi presentati sono indotti da sostanze o sono risultato di una condizione medica generale. Tale incertezza si verifica con particolare frequenza all’inizio del corso del disturbo.

Benché la Schizofrenia e i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo (per es., Disturbo Autistico) condividano turbe del linguaggio, dell’affettività e delle relazioni interpersonali, essi possono essere distinti in molteplici modi. I Disturbi Pervasivi dello Sviluppo vengono riconosciuti tipicamente durante l’infanzia e la prima fanciullezza (di solito prima dei 3 anni), mentre un esordio così precoce è raro nella Schizofrenia. Inoltre, nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, mancano deliri e allucinazioni rilevanti; vi sono alterazioni dell’affettività più pronunciate; l’eloquio, che è assente o ridotto al minimo, è caratterizzato da stereotipie e alterazioni nella prosodia.

La Schizofrenia può svilupparsi occasionalmente in soggetti con un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo; una diagnosi di Schizofrenia è giustificata in soggetti con una diagnosi preesistente di Disturbo Autistico o di un altro Disturbo Pervasivo dello Sviluppo solo se sono stati presenti per almeno un mese rilevanti allucinazioni o deliri. L’esordio nell’infanzia della Schizofrenia deve essere distinto da quadri sintomatologici dell’infanzia che combinano eloquio disorganizzato (da Disturbo della Comunicazione) e comportamento disorganizzato (da Disturbo da Deficit dell’Attenzione Con Iperattività).

La Schizofrenia condivide delle caratteristiche (per es., ideazione paranoide, pensiero magico, evitamento sociale, e linguaggio vago e digressivo) con il Disturbo SchizotipicoSchizoide oParanoide di Personalità, e può essere preceduta da uno di essi. Una diagnosi addizionale di Schizofrenia è appropriata quando i sintomi sono sufficientemente gravi da soddisfare il Criterio A della Schizofrenia. Il Disturbo di Personalità preesistente può essere registrato sull’Asse II seguito da “Premorboso” tra parentesi [per es., Disturbo Schizotipico di Personalità (Premorboso)].

Relazione con i criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10

I set di criteri dell’ICD-10 e del DSM-IV sono simili in molti aspetti importanti, ma non sono identici. I criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10 prevedono due modalità di soddisfare i criteri per la Schizofrenia: avere uno dei sintomi di primo rango di Schneider o un delirio bizzarro, oppure avere almeno due degli altri sintomi caratteristici (allucinazioni accompagnate da deliri, alterazioni del pensiero, sintomi catatonici, e sintomi negativi). La definizione di Schizofrenia dell’ICD-10 richiede soltanto una durata di un mese, e in tal modo comprende entrambe le categorie diagnostiche di Schizofrenia e di Disturbo Schizofreniforme. Inoltre, la definizione dell’ICD-10 non richiede una compromissione del funzionamento.

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FonteSchizofrenia e Disturbi PsicoticiAmerican Psychiatric Association (2000). DSM-IV-TR Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition, Text Revision. Edizione Italiana: Masson, Milano, 325-374.