Goffman mi piace perché dice delle cose banali, che sono in un certo qual modo sotto gli occhi di tutti noi, ma che hanno tuttavia una potenza conoscitiva straordinaria. Il suo pensiero riesce a far luce, con semplicità e raffinatezza, su quelle finzioni che sono alla base del comportamento umano.
Prendiamo il caso della “disattenzione civile”. Essa è una forma di interazione non focalizzata, che si presenta quando più individui che si ritrovano insieme, non sono presi in una conversazione comune o in un’interazione focalizzata. Consiste cioè nel concedere all’altro un’attenzione visiva in grado di dimostrare che si è notata la presenza dell’altro, ma immediatamente dopo si distoglie lo sguardo per indicare che l’altro non è l’oggetto di una particolare curiosità o di un’intenzione specifica. Gli sguardi possono incontrarsi per un istante, ma generalmente non si realizza nessun riconoscimento.
Se due passanti si incontrano, la disattenzione civile può assumere la forma del guardarsi l’un l’altro per poi abbassare gli occhi nell’istante stesso dell’incontro. Questo rituale interpersonale, apparentemente insignificante, regola ogni volta i rapporti sociali tra gli individui nella nostra società, consentendo di non sospettare delle intenzioni degli altri presenti in quella situazione, di non temerli, di non provare ostilità verso di loro o di evitarli.
La disattenzione civile rappresenta un comportamento così educato che sembra inevitabile tendere alla trasgressione delle regole che lo caratterizzano. Gli occhiali scuri, per esempio, possono aiutare a scrutare qualcuno senza che l’altro si senta osservato. Oppure guardare con la coda dell’occhio è un’altra forma di trasgressione alle regole previste. Altro aspetto caratterizzante la disattenzione civile è che, più coloro che osservano sono vicini all’individuo oggetto del loro interesse, maggiore sarà palese la posizione di quest’ultimo e di coloro che osservano, tanto più gli osservatori sentiranno l’obbligo di assicurare all’individuo osservato una disattenzione civile. Viceversa, più lontani saranno da lui gli osservatori e maggiormente questi si sentiranno liberi di osservarlo.
L’esempio più chiarificante di disattenzione civile e allo stesso tempo dell’infrazione a alla regola che la sottende, l’abbiamo quando qualcuno sfrutta la condizione in cui qualcun altro non lo sta guardando per fissarlo attentamente e si rende conto ad un certo punto che, l’oggetto della sua occhiata, si è inaspettatamente voltato, cogliendo così in fallo chi lo sta inopportunamente fissando. L’individuo colto di sorpresa avrà in genere due possibili reazioni, distoglierà lo sguardo, con imbarazzo e un po’ di vergogna, o fingerà di essere stato colto in un momento in cui era lecito osservare. Entrambe le reazioni evidenziano quale sarebbe dovuto essere il comportamento corretto ovvero quale regola è stata disattesa.
La spiacevolezza del sentirsi osservato ha alimentato l’uso sanzionatorio dell’osservazione coatta come forma di controllo sociale per scoraggiare ogni genere di comportamento pubblico scorretto. Spesso, l’attenzione controllante rappresenta il primo avvertimento per chi trasgredisce le regole o assume un comportamento non consono alle situazione.